giovedì 31 maggio 2007

L'isola di Krk in Croazia

L'isola di Krk (Veglia in italiano) è l'isola più settentrionale del Mediterraneo. Si trova a 120 km da Trieste e a 30 km da Rijeka, da dove giornalmente partono treni e autobus per l'Italia. Nonostante la posizione così a nord rispetto alle altre isole, gode di un clima estremamente mite. Oltre al clima vi sono tanti altri fattori che attirano qui ogni anno innumerevoli turisti. La molteplicita' dei collegamenti con la parte continentale, le ben attrezzate strutture turistiche, la costa frastagliata, ricca di baie e di piccole insenature che si affacciano sul mare cristallino, i suggestivi paesaggi e le numerose occasioni di divertimento. La località turistica forse più famosa dell'isola di Krk è Baška, che offre ai turisti circa una trentina di spiagge di tutti i tipi, accessibili ai bagnanti d'ogni etá, raggiungibili a piedi o con la barca. La maggiore di queste spiagge, ed anche una delle piú belle, é la Vela Plaža, la "Grande spiaggia", al centro dell'abitato, circondata da numerosi locali pubblici, ristoranti, pizzerie, caffetterie e bar, alberghi. Vela plaža é una spiaggia naturale ghiaiosa lunga 1,8 km, puó accogliere alcune migliaia di bagnanti, ed é particolarmente adatta ai bambini ed ai non-nuotatori. L'isola di Krk si raggiunge attraversando il ponte di Kraljevica (lungo 1, 3 Km), che la collega alla terraferma. Qui è possibile vedere alcune immagini dell'isola di Krk.

mercoledì 30 maggio 2007

L'isola di Rab in Croazia

L'isola di Rab è una delle più belle isole del Mare Adriatico ed è situata nel golfo del Quarnero, a circa 190 km da Trieste. Il suo nome deriva dalla parola latina "rabus", che significa villaggio, e sta ad indicare come questa isola fosse anticamente un piccolo villaggio di pescatori. Nei mesi estivi sull'isola soffia il maestrale, un vento dolce e piacevole, mentre d'inverno c'e la bora, vento secco e freddo. L'isola di Rab è circondata da un mare limpido e pulito, con correnti costanti che provengono da sud. Un gioiello da visitare sull'isola è la cittadina di Rab, che risale al 1443 e si sviluppa attorno alla piazza principale dove sorge la basilica gotica di S.Marijia, il cui rosone centrale ispira i famosi merletti, che costituiscono uno dei prodotti caratteristici dell'isola. Da ammirare i 4 campanili della piazza, e salendo sul più alto di questi è possibile godere di una splendida vista panoramica su tutta la cittadina. La baia sulla quale si affaccia il piccolo porto di Rab ospita una delle spiagge più grandi dell'isola, mentre altre spiagge più piccole si affacciano lungo la costa e sono raggiungibili grazie a sentieri o a scalinate. Suggestivi anche i vicoli lastricati del centro cittadino. Un altro centro dell'isola consigliabile è Lopar, località molto tranquilla con spiagge poco conosciute, un po' nascoste e molto belle, e tanti sentieri per escursioni a piedi o in bicicletta. Qui è possibile vedere alcune immagini dell'isola di Rab.

Le isole Brioni in Croazia

A 15 minuti di traghetto da Fasana si trova l'arcipelago delle isole Brioni, costituito da 14 isole, di cui solo 2, le maggiori, sono visitabili: Brioni Maggiore (Veliki Brijun), di 25,9 km quadrati, e Brioni Minore (Mali Brijun),di 8,3 km quadrati. Il clima dolce, tipicamente mediterraneo, e una temperatura media di circa 6°C in inverno e di circa 22°C durante l'estate, hanno permesso lo sviluppo su queste isole di una vasta flora, costituita da oltre 680 specie, fra piante tipiche della macchia mediterranea e vegetazione subtropicale. Daini, mufloni, scoiattoli, conigli, fagiani e molte specie di uccelli popolano liberamente l'intera area, che è possibile visitare a bordo di un trenino. Questo arcipelago dal 1983 è Parco Nazionale, e fu colonizzato dai romani prima, dai bizantini poi, e infine dai veneti, a partire dal 1331. Sull'isola di Brioni Maggiore sono tutt'oggi conservate numerose testimonianze della presenza romana: resti di ville, di terme, e anche di un tempio dedicato a Venere. Ai primi tempi cristiani risalgono invece i resti di una basilica e di altre piccole sedi di culto. Nel Castello veneto del XVI secolo c'e un piccolo museo con materiale paleontologico, preistorico, rilievi, iscrizioni e altri resti romani, bizantini e medievali, e una raccolta mineralogica. Nella vicina casa veneziana si può visitare anche un modesto museo etnografico. Mentre nei pressi del porto, sorge la chiesa gotica di S. Germano (1481), con iscrizioni glagolitiche e copie di affreschi. Le Brioni sono anche famose per essere state la residenza estiva del Maresciallo Tito, a cui è stata dedicata un'interessante mostra fotografica all'interno di un piccolo museo a Brioni Maggiore. A questo link è possibile vedere alcune immagini che riguardano l'arcipelago delle isole Brioni.

Le isole Kornati in Croazia

Le isole Kornati sono un arcipelago di più di cento tra isole, isolotti e faraglioni, che si estendono lungo il litorale di Pasman, tra Dugi Otok e l'isola di Zirje, dieci miglia al largo di Zara. Nel 1980 sono state dichiarate Parco Nazionale per la loro unicità e bellezza. Una leggenda dalmata racconta che Dio le creò per ultime come sigillo della sua opera, “con lacrime di stelle e respiro di mare”. L`arcipelago prende il nome dalla più grande delle sue isole, Kornat, riconoscibile per i muretti a secco e per i suoi olivi. In quest'isola il silenzio regna sovrano, infranto solo dai belati delle pecore e dalle faine. A Mala Proversa invece, lo stretto di mare che divide Dugi Otok dall`isola di Katina, si possono vedere interessanti resti di epoca romana. L`isola Lavsa, con la sua insenatura, è uno dei luoghi più pittoreschi e frequentati dai turisti: i resti di un muro in parte sommerso testimoniano la presenza di una salina romana. L`isola Mana invece è famosa per lo strapiombo a semicerchio su cui s`infrangono le onde, sollevando spruzzi che salgono fino a 40 metri. Sopra lo strapiombo si vedono i resti di un villaggio di pescatori in stile greco. Uno dei più fenomeni naturali più interessanti da osservare sulle isole Kornati sono le rocce girate verso il mare aperto che si possono vedere nelle Kornati basse. Tra queste rocce quelle più alte sono sull'isola Klobučar (80 metri), Mana (65 metri), e Rašip Veli (64 metri). Altra bellezza caratteristica delle isole sono i muri a secco e, in modo particolare, il loro orientamento. Infatti tutti i muri vanno da un mare all’altro, cioè da una costa dell’isola all’altra tagliando perpendicolarmente l'orientamento allungato delle isole. I muri sono tanto alti da non permettere alle pecore di saltar oltre e di passare al pascolo degli altri e sono tanto larghi da non poter essere danneggiati dalla forza del vento. In alcuni luoghi dell'arcipelago si pratica la pesca delle spugne. I fondali marini intorno alle isole sono ricchissimi: si possono osservare 350 specie vegetali e 300 specie animali. Il modo migliore per vedere le isole Kornati è girarle con una propria barca, ma è anche possibile effettuare delle visite guidate che partono ogni giorno da Zara. Qui è possibile vedere alcune immagini delle isole Kornati.

martedì 29 maggio 2007

Le isole della Croazia

Una delle mete più frequentate della Croazia sono le sue isole, belle, selvagge e per tutti i gusti. Vi sono isole lungo tutte e tre le regioni della Croazia: Istria, Quarnero, Dalmazia. In Istria si trova l'arcipelago delle Isole Brioni, costituite da 14 isole raggiungibili in traghetto da Fasana in appena 15 minuti. Nel Quarnero si trovano le isole di Lussino, Cres, Krk e Silba, di cui forse la più grande è quella di Krk. Mentre in Dalmazia le isole più famose sono le isole Kornati (isole incoronate), l'isola di Rab, l'isola di Pag, e le isole di Hvar, Brac, Vis, Mljet e Korcula. L'isola di Hvar è una delle isole più frequentate della Croazia, ed è chiamata anche l'"isola del sole" per il record di giorni di tempo sereno che si registrano regolarmente ogni anno. L'isola di Pag presenta al nord un paesaggio caratteristico, con un territorio quasi lunare con colline pietrose e pochissimi alberi. Alcune di queste isole sono anche parchi nazionali, come Mljet, forse la più verde tra le isole croate, le isole Brioni e le isole Kornati. In tutto le isole croate, se si considerano anche i grandi scogli e i faraglioni, sono più di 1.100, ma di queste solo una sessantina sono abitate.

lunedì 28 maggio 2007

L'Isola di Pasqua, terra dei Rapa Nui

L'Isola di Pasqua, chiamata anche Rapa Nui, si trova a 3.700 chilometri dalle coste cilene e a 4.000 chilometri dalla Polinesia Francese. Queste distanze la rendono il luogo più lontano da qualsiasi altro pezzo di terra del mondo. E' un'isola di circa 170 km quadrati ed ha una forma triangolare, dove i 3 vertici sono rappresentati da 3 diversi vulcani: il Maunga Terevaka, il più alto dell'isola (500 metri), il Rano Kau ed il Ppoike. Le spiagge accessibili sull'isola sono 3: Anakena, Parousse e Ovahem, mentre la restante parte della costa è formata da baie rocciose. Non lontano dalla costa si sono formati anche vari strati rocciosi chiamati Motu, e i più conosciuti sono l'Iti, il Nui e il Kao Kao. Ma gli elementi più caratteristici dell'isola sono i Moai, le enormi teste di pietra, che sono circa 600 in tutta l'isola. Nell'isola vive l'etnia Rapa Nui, un popolo indigeno le cui origini e la cui provenienza sono avvolte nel mistero. Si sa invece che l'isola fu scoperta dai non indigeni nel 1686, ma solo nel giorno di Pasqua del 1722, l'ammiraglio olandese Jacob Roggeveen ebbe il coraggio di sfidare i bellicosi indigeni con un'esplorazione vera e propria. L'isola appare come una terra desolata, con ampi spazi brulli completamente disabitati, dove i cavalli selvaggi corrono sulle colline, dove il cielo è spesso plumbeo, dove tutto il paesaggio è nero per la roccia vulcanica e dove le grandi statue degli antenati polinesiani sembrano sfidare il tempo e la solitudine. Qui è possibile vedere alcune immagini dell'Isola di Pasqua.

venerdì 25 maggio 2007

Lungo la Carretera Austral

La Carretera Austral è una lunga strada tutta sterrata lunga 650 km che va dalla città di Hornopiren alle sponde del lago O'Higgins. E' l'unica via per raggiungere il sud del Cile partendo dall'interno del Paese. Attraversa una regione che Charles Darwin definì il "Deserto verde" quando, nel 1831, la esplorò per la prima volta. I lavori per la costruzione di questo corridoio iniziarono nel 1976 per volere dell'ex dittatore Pinochet. Oggi è possibile arrivare fino a Porto Yungay da dove i lavori proseguono in mezzo alla foresta verso Villa O'Higgins. Lungo tutto il percorso si è avvolti da rigogliose foreste subantartiche e si vedono solo pochi villaggi, essendo quella una zona per lo più disabitata. Alcuni di questi sono Villa Santa Lucia, la Junta, Terras de Puyuhuapi, che più che villaggi, sembrano agglomerati di case messe lì quasi per caso. Per gli appassionati di avventura questo è un percorso ideale da fare con la moto o con la mountain bike, per rimanere il più possibile a contatto con la natura selvaggia e incontaminata che si incontra lungo il cammino e per potersi godere meglio tutte le sorprese che questa regione regala a chi la attraversa: stupendi ghiacciai, torrenti impetuosi e picchi scoscesi dai quali le acque dei ghiacciai si gettano nell'Oceano Pacifico, laghi dalle acque cristalline, e cavalli selvaggi che scorazzano liberi nei prati.

giovedì 24 maggio 2007

Le maree più alte del mondo nella Bay of Fundy

La Bay of Fundy è situata sulla costa atlantica del Canada tra le Province di New Brunswick e di Nova Scotia, con una piccola zona che entra nello Stato del Maine in USA. Questa baia è famosa per avere le maree più alte del mondo. Infatti la differenza del livello dell'acqua tra bassa e alta marea qui tocca quasi i 9 metri. Il nome Fundy deriva dall'appellativo che i primi Portughesi arrivati qui usarono per indicare la zona della baia: "Rio Fundo". Da visitare nella Baia anche St. John, la città più vecchia del Canada, che deve probabilmente il suo nome al primo esploratore europeo che entrò in quello che sarebbe diventato il porto della città, Giovanni Caboto, approdato qui il 24 giugno 1497. St. John è nota anche per altri curiosi motivi. Da qui partì nel 1527 la prima lettera, tra quelle conosciute, spedita dall'America del Nord e qui partì, nel 1919, il primo volo transatlantico, compiuto da Alcock e Brown. Per chi fosse interessato, su questo sito si possono recuperare altre informazioni interessanti sulla Bay of Fundy.

Ammirare i cuccioli di foca alle Îles-de-la-Madeleine!

Le Îles-de-la-Madeleine! sono un arcipelago di una dozzina di isole situate nel cuore del golfo di San Lorenzo. Sono isole con un paesaggio molto pittoresco fatto di dune, lagune, promontori, valloni verdeggianti, scogliere di roccia rossa e casette pitturate a colori vivaci. Ma soprattutto sono il regno delle foche grigie che, provenienti dalla Groenlandia, raggiungono queste isole per dare alla luce i propri cuccioli e poi proseguire il lungo viaggio verso il loro habitat estivo, l’Artico, a 3.000 km di distanza. Tutto questo avviene nel periodo a cavallo tra la fine di febbraio e i primi giorni di marzo. Durante la loro permanenza sulla banchisa è possibile osservare i cuccioli di foca nel loro habitat naturale sia con percorsi guidati organizzati da un centro di studi specializzato, che con escursioni in elicottero. Talvolta è’ addirittura possibile accarezzarli o prenderli in braccio. Per raccogliere ulteriori informazioni su questo fenomento è consigliabile visitare questo sito. Oltre ai cuccioli di foca, sull'isola si possono osservare anche le 200 specie di uccelli, marini e acquatici, che popolano la zona. Luoghi d'osservazione privilegiati sono il Sentier d'interprétation Le Barachois (sentiero interpretativo), la Réserve nationale de faune de la Pointe-de-l'Est (riserva naturale) o, ancora, i più isolati Refuge du Rocher-aux-oiseaux e Refuge écologique de l'Île-Brion.

I piatti tipici del Canada

Il Canada è un paese dalle molte etnie e dalle molte culture e quindi anche dalle molte cucine. Ma si possono individuare dei piatti tipici che più di tutti gli altri sono simboli della tradizione culinaria canadese. Uno di questi è il rice pudding, una sorta di budino di riso, un dessert fatto di riso, gelatina per budino, vaniglia, panna e frutti di bosco. Altri dolci che si possono degustare in Canada sono la torta di zucchero, il budino al caramello e i muffin fatti con mele, cranberries e nocciole. Come accompagnamento ai dolci canadesi, si consiglia di bere un po' di sciroppo d'acero. Per quanto riguarda il salato invece si distingue la carne di pulci d'alce, difficilmente reperibile in Italia, ma anche il caribù affumicato e la carne di bue maschiato sono 2 piatti abbastanza comuni. Nonostante questi particolari piatti di carne, in Canada è molto diffusa la cultura vegetariana e quindi non è difficile, per chi si rifa a questo tipo di alimentazione, trovare ristoranti e locali che servono esclusivamente cibo vegetariano. D'accompagnamento a diversi piatti si può assaggiare poi la salsa canadese, con ketchup, senape, aceto e peperoncino. Una ricetta molto particolare del Quebec invece sono le crepes alla quebecchese. Esse possono essere dolci o salate. Nel primo caso vengono servite con sciroppo d’acero, marmellata, frutti di bosco freschi e miele. Nel secondo caso, spesso sono ripiene di salmone.

mercoledì 23 maggio 2007

Stanley Park, il polmone verde di Vancouver

Vancouver è la città canadese più grande presente sulla costa del Pacifico e conta circa 600.000 abitanti nel centro cittadino e più di 2 milioni nell'area metropolitana. Ad assicurare aria pulita a tutti questi cittadini ci pensa lo Stanley Park, uno dei parchi più grandi del Canada, con i suoi 400 ettari. Durante la visita di Vancouver un giro all'interno di questo parco è consigliabile sia per prendersi un momento di relax immersi nella natura, sia per le attrazioni che esso offre. Al suo interno infatti si trovano una foresta antica, piena di alberi secolari, dove sono stati contati circa mezzo milioni di alberi, il Vancouver Aquarium, uno fra i più interessanti al mondo per le specie ospitate, e la piazza dei Totem Poles con alcune riproduzioni, una diversa dall'altra, degli oggetti votivi degli originari abitanti del Canada. Da qui si gode anche un magnifico panorama sullo skyline della città e sulla baia. Ma una delle cose più belle da fare a Stanley Park è percorrere i quasi 10 km della diga marittima (Seawall) a piedi, in bicicletta o con i pattini, e magari fermarsi a riposare in una delle tante spiagge che si trovano dentro il parco. Tutto questo spiega perché ogni anno più di 8 milioni di visitatori entrano in questo parco.

martedì 22 maggio 2007

Sulla CN Tower di Toronto

Si trova a Toronto l'edificio più alto del mondo. E' la Canadian National Tower, o CN Tower, ed è alto 553 metri circa. La CN Tower fu costruita nel 1976 su comissione della BBC, che aveva bisogno in quegli anni di una nuova torre per le trasmissioni, e fu finanziata dalla società statale che gestisce la rete ferroviaria, la CN appunto, da cui il nome della torre. La CN Tower ha due terrazze panoramiche sulla città di Toronto e sul lago Ontario. La prima è anche ristorante e si trova al primo piano, è raggiungibile tramite un'ascensore panoramico veloce, ed è posto all'impressionante quota di 342 metri. Qui, oltre che osservare il panorama, è possibile anche mangiare nel più alto ristorante girevole del mondo su un pavimento di vetro a 350 metri dal suolo sottostante che permette di vedere tutto quello che si trova sotto la torre. La seconda terrazza, denominata Skypod, si trova invece al secondo piano, posto a 447 metri, ed è unicamente panoramica. Da questa seconda terrazza, nelle giornate più limpide e serene, si possono vedere addirittura le cascate del Niagara. Una iniziativa interessante che ogni anno viene organizzata a Toronto è la salita a piedi della CN Tower, a cui chiunque può partecipare, e i fondi raccolti sono devoluti in beneficienza.

lunedì 21 maggio 2007

Vacanze in igloo nella terra degli eschimesi

In Canada non è possibile solo fare visita a quelle comunità di eschimesi tutt'oggi esistenti, come gli Inuit, ma anche provare a vivere per qualche giorno come gli eschimesi vivevano solo qualche decennio fa, ossia negli igloo. Chiunque lo volesse può infatti, in diverse località del Québec, vivere e pernottare per qualche giorno in un tipo di igloo, chiamato queenzy, costituito da un cumulo di neve compattata dall'uomo e scavato all'interno. I queenzy erano le abitazioni tipiche dei nativi amerindi, in particolare delle comunità Wendats e Montagnais. I luoghi dove si può fare questo tipo di esperienza sono il Parc national du Bic (Bas Sain Laurent), il Parc national des Monts Valin (Saguenay Lac Saint Jean), l'O Bec Mont Tremblant (Laurentides), e il Pourvoirie du Lac Beauport (regione della città di Québec). Ovviamente oltre al pernottamento in queenzy, in queste località è possibile anche fare diverse attività a seconda della stagione in cui le si visita, dal trekking alle traversate in canoa, dallo sci di fondo alla pesca, coniugando sport e relax.

Una vacanza nei fari del Canada

Anche in Canada è possibile trascorrere una vacanza più o meno solitaria con la compagnia esclusiva del mare in uno dei tanti fari dove sono state ricavate delle strutture per accogliere i turisti. In questi fari si è a tu per tu con il mare, su un promontorio o uno scoglio, spesso raggiungibili sono in nave o comunque via acqua. Vi sono dei fari situati lungo il principale fiume del Quebec, il San Lorenzo, come il faro di Pot à l'Eau de Vi, il faro dell'île Verte, che è il faro più antico del San Lorenzo, risalente al 1809, e quello di Percè, un faro tutto bianco con tetto e rifiniture rosse, da cui si può ammirare la Percè Rock, una roccia imponente che si staglia sull'acqua con un caratteristico arco. A Duplessis, nell'isola di Anticosti, vi sono i fari di Cap de Rabast e di Pointe Carleton. A Manicouagan è invece possibile pernottare nel faro di Pointe de Monts.

venerdì 18 maggio 2007

La Noto antica

A soli 10 km dalla Noto moderna, sorge la Noto antica, dove i primi insediamenti umani risalgono addirittura all’Età del Bronzo Antico (XVIII - XV sec. a.C.). La vecchia città è andata in gran parte distrutta a causa del terremoto del 1693, ma rimangono ancora alcuni siti che vale la pena visitare. Tra questi i resti dell'imponente cinta muraria della città e del Castello Reale, la Porta della Montagna, le necropoli sicule del IX e VIII secolo a.C., la Grotta del Carciofo, una catacomba ebraica, la Grotta delle Cento Bocche, una catacomba bizantina, i resti del Ginnasio Greco, l'area archeologica di Eloro, l'antico centro fondato dai Siracusani nel VII sec. a.C., il santuario extra-urbano dedicato a Demetra, l'Eremo di Santa Maria della Provvidenza, ricostruito dopo il terremoto del 1693, l'area sacra, i resti dell'Agorà e del teatro. Nella Piazza Maggiore sorgeva invece il cuore della città nel '500, abbellito da fontane artistiche, e in particolare da quella con la statua del Laocoonte, opera pregevole dell’architetto netino Don Giovanni Manuella.

Le discoteche di latinoamericano a Milano - Il Le Le Bahia

Il Le Le Bahia si trova sulla Nuova Valassina 346, a Lissone, in provincia di Milano, lungo la superstrada Milano-Lecco. Questa discoteca apre, dal mercoledi alla domenica, alle 22, e chi entra prima delle 23 non paga l'ingresso senza neanche l'obbligo di consumazione. All'interno del locale vi sono 2 piste, di cui una interamente dedicata al latinoamericano, mentre l'altra qualche sera ospita anche revival anni '70/'80/'90. E' un posto dove si può ballare molta bachata, soprattutto la domenica. Il mercoledi si può fare anche un corso di salsa e bachata, dalle 21.30 alle 22.30. Sul sito della discoteca è possibile trovare il programma dettagliato delle serate con musica e dj.

Le discoteche di latinoamericano a Milano - L'Aquatica

L'Aquatica è una discoteca di latinoamericano che sorge all'interno del parco aquatico omonimo situato in via Airaghi 61. Questo spazio prevede sia una pista da ballo al coperto, per il latinoamericano "invernale", sia 2 piste da ballo all'aperto, dove si balla d'estate vicino a una piscina dove si può anche fare il bagno tra un ballo e l'altro. La sezione della discoteca dedicata alla musica latinoamericana è gestita dalla compagnia Islamusical, che organizza non solo le serate musicali, ma anche le scuole di latinoamericano e i concerti dal vivo. Si può ballare latinoamericano tutte le sere dal martedi alla domenica e l'ingresso più consumazione costa dagli 8 ai 12 euro a seconda della serata. Sul sito della Islamusical è possibile trovare il programma della settimana con i dj e i tipi di musica per ogni serata.


Le discoteche di latinoamericano a Milano - Il Tropicana

Il Tropicana, in viale Bligny 52, è una delle più importanti e storiche discoteche di latinoamericano di Milano. Questo locale, inaugurato nel 1995, è aperto al pubblico martedi, giovedi, venerdi e sabato, mentre le altre 3 sere della settimana, lunedi, mercoledi e domenica viene messo a disposizione per eventuali eventi e feste private. Al Tropicana si inizia a ballare dalle 22.30, dopo la fine dei corsi di latinoamericano che si svolgono all'interno della discoteca, e l'ingresso si paga solo il venerdi e il sabato, 10 € compresa la consumazione, mentre il martedi e il giovedi si entra gratis. Il repertorio musicale del Tropicana comprende tutte le musiche latinoamericane: salsa, bachata, merengue, cha cha, reggaeton e rumba, e la discoteca ospita periodicamente degli artisti di fama internazionale che si esibiscono dal vivo. Sul sito della discoteca è possibile trovare tutte le informazioni utili per scegliere la serata migliore e il programma degli spettacoli.

La Rocca albornoziana, Museo Nazionale di Spoleto

Domina Spoleto dall'alto la Rocca albornoziana, oggi sede del Museo Nazionale di Spoleto. La sua costruzione iniziò alla fine del 1359 con l'intento di pacificare e rafforzare le terre della Chiesa, compito che il Papa Innocenzo VI affidò al cardinale Albornoz. Fino all'inizio del Cinquecento, l'edificio fu teatro degli avvenimenti più rilevanti della città, ospitando i maggiori personaggi del tempo, tra cui Bonifacio IX, che vi soggiornò nel 1392, e Lucrezia Borgia, mandata qui diciannovenne dal padre, papa Alessandro VI, per allontanarla dal marito Alfonso d'Aragona. La prima porta della Rocca è ornata di stemmi di Clemente VIII e della famiglia Aldobrandini, e conduce, attraverso un viale rettilineo, alla monumentale porta del Bastione, sulla cui fronte sono visibili gli stemmi di molti pontefici che qui risiedettero. La pianta è formata da un rettangolo allungato ed è attraversata, nel senso del lato corto, da un corpo di fabbrica che dà origine a due rettangoli minori, diseguali, che costituiscono i due cortili. Alle estremità del corpo maggiore e del braccio trasversale si innestano sei possenti torri. Tra queste notevole è la torre maestra, più alta e possente delle altre, collocata nel mezzo del lato lungo verso la città. Il complesso monumentale si compone in due aree ben distinte: il Cortile d'onore e il Cortile delle armi. La prima accoglie il Museo nazionale del Ducato, costituito di materiali dei secoli IV e XV, provenienti dalle collezioni civiche. Inoltre, il salone centrale ha una funzione di Sala polivalente potendo ospitare mostre temporanee, concerti, convegni. La seconda area ospita un Teatro all'aperto che può accogliere fino a 1200 spettatori.

La Chiesa di San Nicolò, la Cattedrale di Noto

Noto, che, nonostante conti solo poco più di 23.000 abitanti, è il comune più grande della Sicilia in termini di estensione, ospita uno dei più interessanti esempi di arte barocca presente nel nostro Paese. E' la Chiesa di San Nicolò, detta anche la Cattedrale di Noto, la cui costruzione iniziò nel 1693 sul pendio del Meti con una semplice baracca. Da allora la Cattedrale di Noto ha subìto ampliamenti, distruzioni, ricostruzioni e ampliamenti, fino all'ultima ricostruzione dopo il crollo della cupola e di due navate nel marzo del 1996. Un'imponente scalinata porta dalla piazza del Municipio al portale in bronzo della Cattedrale, su cui è raffigurata la vita di San Corrado Confalonieri, santo patrono di Noto. All'interno della Chiesa, in una cappella di fondo, è situata la cinquecentesca Arca argentea del Santo Patrono, e nelle cappelle laterali si trovano un San Michele del Gagini e una Madonna col Bambino del XVI° secolo, provenienti da Noto Antica. La seconda cappella della Cattedrale è dedicata al SS. Sacramento ed è adornata da raffinati stucchi, opera dello scultore Giuliano da Palazzolo.

Le scuole di samba a Rio de Janeiro - Beija-Flor

E' stata l'ultima vincitrice del Carnevale di Rio del 2007. E' la scuola di samba Beijia-Flor, che in portoghese significa "colibrì". La scuola, caratterizzata dai colori bianco e azzurro, nacque nel 1948 da un gruppo formato da Milton Oliveira, Edson Vieira Rodrigues, Helles Ferreira da Silva, Mario Silva, Walter da Silva, Hamilton Floriano e José Fernandes da Silva, cui si aggiunse Dona Eulàlia. Quella del 2007 è la quarta vittoria negli ultimi cinque anni, con altri 4 secondi posti negli ultimi 8 anni, trend che fa di questa scuola della periferia di Rio de Janeiro la prima, con ampio margine, nel ranking storico delle scuole di samba carioca. Pare che per vincere quest'anno la scuola abbia speso circa 22 milioni di euro. All'ingresso al sambodromo la Beija-Flor s'è presentata con uno striscione con scritto "La Beija-Flor ringrazia il popolo e gli dedica questa vittoria", e la folla ha risposto "E' campione, è campione!". Una delle personalità più importanti di questa scuola, che ha contribuito a renderla una delle scuole di samba più famose al mondo, è stato Aniz Abrao David, attuale presidente onorario, che però recentemente è indagato per un giro di corruzione e mafia che avrebbe condizionato pesantemente l'organizzazione e il business del Carnevale di Rio. Questo il sito della scuola.

Le scuole di samba a Rio de Janeiro - Vila Isabel

La Scuola di samba di Vila Isabel fu fondata il 4 aprile 1946 da Antonio Fernandes da Silveira, che fu il primo presidente della scuola, e da Antonio Rodrigues, tutt'oggi vivente. Ma una delle personalità più importanti di questa scuola è stato Martinho da Vila, che entrò a far parte di questa scuola nel 1966 e rivoluzionò il modo di comporre gli "enredos" di samba, con testi e melodie più dolci. Martinho da Vila guida ancora oggi questa scuola e ha contribuito alla sua vittoria al Carnevale di Rio nel 2006, ottenuta con il tema "Soy loco por ti, América", un omaggio all'integrazione sudamericana. La rappresentazione vincitrice è stata sponsorizzata dalla PDVSA, l'azienda petrolifera del Venezuela, con una donazione di circa 1 milione di dollari. Il successo del 2006 ha bissato quello del 1988, ottenuto con il tema della Kizomba, la festa della razza, e grazie a una coreografia piena di elementi innovativi e originali e di effetti speciali. La scuola di Vila Isabela si trova a Rio de Janeiro in Boulevard 28 de Setembro e sul suo sito è possibile consultare anche l'elenco delle manifestazione e degli spettacoli organizzati dalla scuola.

Le scuole di samba a Rio de Janeiro - La Mangueira

Le scuole di samba di Rio de Janeiro non sono solo luoghi dove preparare le sfilata per il carnevale più famoso del mondo per aggiudicarsi il titolo di miglior scuola di samba dell'anno, ma anche luoghi di divertimento e di aggregazione sociale. Una delle scuole più importanti di Rio de Janeiro è la Estação Primeira de Mangueira, sita in r. Visc. de Niteroi 1082, nel quartiere di Mangueira. Questa scuola, caratterizzata dai colori verde e rosa, è stata fondata nel 1928 e gli ultimi due Carnevali che ha vinto sono stati quelli del 1998 e del 2002. La colonna della scuola è sempre stato il puxador, il cantante che controlla che il ritmo delle percussioni sia giusto e riprende eventuali stonature urlando nel megafono, l'ormai ottantenne Jamelão. E' stata la scuola di Chico Buarque de Hollanda, di Zizi Possi, di Beth Carvalho. Anche Gilberto Gil simpatizza per questa scuola. La scuola Estação Primeira de Mangueira ha anche un'importante funzione sociale a Rio de Janeiro perchè da sempre raccoglie tramite la scuola di samba i ragazzi e le ragazze definiti ninos de rua che, tramite la musica e la danza, ritrovano la scuola e la voglia di vivere. Nella sede della scuola nella notte tra sabato e domenica è possibile andare a ballare e divertirsi insieme a tutti i fan di questa scuola. Uomini e donne di tutte le età ballano dalle 11 di sera fino alle 4 della domenica mattina e si è trascinati in un'atmosfera di festa che fa ballare anche se non si è capaci. Sul sito della scuola è possibile trovare anche l'elenco degli spettacoli di samba che periodicamente vengono organizzati e tutte le iniziative anche di carattere sociale promosse dalla scuola.

Nelle comunità quilombolas, fondate dagli schiavi fuggitivi

In una zona del Brasile lontano dalle tradizionali rotte turistiche, si trovano le cosidette comunità quilombolas. Si trovano nelle regioni brasiliani che vanno dal Minas Gerais, nel centro-ovest, al Maranhão, nel nord-est, e sono quei villaggi che furono fondati tra il '600 e l'800 dagli schiavi africani che fuggivano dalle fazendas dei colonizzatori portoghesi e si rifugiavano in zone impenetrabili, distanti dai 300 ai 900 km dalla costa. Una fuga di massa che raggiunse il suo culmine alla fine del ‘600, quando il quilombo più famoso, Palmares, governato dal nobile africano Zumbi, raggiunse i 29.000 abitanti e un'organizzazione sociale e economica degna dei più avanzati avamposti dei colonizzatori nella nuova terra del Pau Brasil. Oggi, le comunità quilombolas sono, secondo recenti studi, 1.098, sono ancora abitati dai discendenti di quegli stessi schiavi ribelli, e lottano per essere riconosciute dal Governo come piccole enclave afro-brasiliane.

Conceição das Crioulas, il villaggio degli ex-schiavi

Nello Stato di Pernambuco, nel Nord-Est del Brasile, a 440 km da Recife, sorge Conceição das Crioulas, un piccolo villaggio abitato da 3.800 discendenti di schiavi fuggitivi. Questo villaggio ha una storia curiosa e avvincente allo stesso tempo: gli anziani della comunità raccontano che, agli inizi del ‘700, sei donne africane provenienti dalla costa Atlantica camminarono per settimane fino ad arrivare in una valle tranquilla e isolata, confinante con la terra degli indios Atikum. Qui, in mezzo ad una natura rigogliosa e aspra, che sapeva regalare a uomini e animali periodi di grande fertilità inframmezzati da lunghi periodi di siccità, le sei donne cominciarono a coltivare cotone. La loro presenza in quella valle desolata fu tollerata dalle autorità vicine, a tal punto che per tutto il XVIII secolo, decine di schiavi fuggitivi arrivarono nella comunità e vi si stabilirono. Uno di essi, tal Francisco José, portò con sé come protezione una antica immagine della Vergine dell’Immacolata Concezione, che fu innalzata a simbolo della comunità e che diede il nome al nuovo villaggio: Conceição (la Vergine) das Crioulas (in onore delle sei fondatrici della comunità).

giovedì 17 maggio 2007

Ayacucho, la città delle 33 chiese

Situato a 2731 metri di altitudine, la città di Ayacucho fu fondata dagli spagnoli nel 1539 come tappa intermedia sulla strada che collega Lima e Cuzco. E' conosciuta come la città delle 33 chiese, tra cui la chiesa di San Cristobal, costruita nel1534, è la più antica di tutta l'America del Sud. Una battaglia combattuta proprio qui pose fine, il 9 dicembre 1824, alla dominazione spagnola. Ma la regione di Ayacucho ha un valore storico che va al di là del periodo coloniale, visto che 5 secoli prima degli Inca, qui sorgeva il centro dell’impero Wari, che dominava le alte terre peruviane. E oggi, a 22 km a nord-ets della città, si può visitare un sito archeologico con le rovine di questo impero, che contava circa 50.000 abitanti. La visita delle rovine permette di osservare le costruzioni in pietra non intagliate, gli acquedotti, i canali sotterranei e le vestigia di un anfiteatro. E nel Museo arquéologico Hipólito Unanue, situato nel centro culturale Simón Bolívar dell’università, è possibile ammirare gli oggetti di ceramica Wari. Oltre che per le rovine dei Wari, Ayacucho è famosa in Perù anche per il suo artigianato, per le sue pale colorate, le sculture di pietra di Huamanga, la ceramica dei vasai del paese di Quinoa, e i tessuti di lana tinti con colori naturali.

Le linee di Nasca

A 400 km a sud di Lima sorge Nasca, una cittadina di 30.000 abitanti da cui ha preso il nome una ricca e singolare cultura, sviluppatasi tra il V secolo a.C. al VI secolo d.C. in quest'area arida solcata dalle oasi fluviali che si snodano lungo diversi fiumi, tutti tributari del Rio Grande. Di questa cultura a Nasca sorge una testimonianza molto originale, un monumento archeologico costituito da un’enorme rete di linee e disegni di animali e piante, le cosidette Linee di Nasca, che, ubicate tra i chilometri 419 e 465 della Panamericana meridionale, coprono un’area di circa di 350 km². Un'esperienza consigliabile è il sorvolo delle Linee di Nasca, o la loro visita dalla veranda di 12 metri di altezza, un punto panoramico dal quale si possono apprezzare le figure disegnate de "La Mano" e de "L’Albero". Altro monumento interessante a Nasca è l'acquedotto di Cantalloc, costituito da una trentina di grandi canali che portavano l’acqua delle Ande fin nella regione per il consumo e l’agricoltura degli abitanti antichi di Nasca.

Tra i delfini e le tartarughe marine di Fernando de Noronha

Fernando de Noronha è un arcipelago di 21 isole posto nella regione del Pernambuco, nel Nordest del Brasile. Di queste solo l'isola principale, che dà il nome a tutto l'arcipelago, è abitata. Da questa isola parte il Parco Nazionale Marino di Fernando de Noronha, considerata Area di Protezione Ambientale (APA) dal 1988. Nel parco vi sono 5 sentieri che conducono ai luoghi che possono essere visitati. Tra questi sono da vedere il belvedere della Baía dos Golfinhos (Baia dei Delfini), da cui ogni giorno, all'alba, si possono ammirare gruppi di delfini che vanno verso l'interno della baia, un'area d'acqua calma e protetta, il loro ambiente naturale. Altri protagonisti di queste isole sono le tartarughe marine che si possono ammirare a partire da novembre, epoca in cui le tartarughe maschi disputano le tartarughe femmine, iniziando il periodo della riproduzione della specie. Nel parco vi sono anche molte piscine naturali che permettono il diretto contatto con la varia ed esotica fauna marina del luogo. Le acque delle isole sono infatti colme di pesci, spugne, alghe, molluschi e coralli, tra questi il più abbondante dell”arcipelago, il Montastrea cavernosa. Per arrivare a Fernando de Noronha si può prendere l'aereo da Natal o da Recife, oppure partecipare a quelle crociere lungo la costa brasiliana che fanno tappa anche nell'arcipelago.

Nelle aride campagne del Sertão

Il suo nome si porta dentro la rudezza del suo clima e del suo paesaggio. Sertão infatti deriva probabilmente dal portoghese desertão, che vuol dire "grande deserto". Questa regione del Nordest del Brasile è infatti una delle zone più aride del Paese, dove la temperatura rimane grossomodo sempre sugli stessi livelli, livelli decisamente tropicali, data la sua vicinanza all'equatore. Nel Sertão gran parte della vegetazione ad alto fusto non c'è più e la presenza vegetale più caratteristica è il bioma della caatinga, che consiste principalmente di cespugli bassi e contorti, adattati a questo clima estremo. Alcune specie originarie della caatinga sono divenute piante da coltivazione, tra cui v'è il caju, il cui seme è la famosa castagna del caju, meglio nota in italia come anacardo. La gente del Sertão è forte, tenace, abituata a soffrire e lottare contro le durezze del clima, e che fa delle realtà associative il suo punto di forza. Qui infatti pullulano le associazioni, le comunità e le organizzazioni che lavorano per dare condizioni di vita più degne a ciascuno. Un esempio di "opere comunitarie" sono le cosidette aguadas, piccoli bacini di raccolta dove l'acqua piovana, principale risorsa idrica della regione, viene raccolta e si conserva maggiormente senza evaporare. E ogni giorno donne e uomini in processione vanno alle aguadas a lavare i panni o a prendere l'acqua per portarla a casa, per gli animali e per l'uso casalingo. A volte le persone fanno km e km ogni giorno per andare e tornare dalle aguadas.

Il Pelourinho e la città alta di Salvador de Bahia

Salvador de Bahia è divisa in una città alta e una città bassa. Nella città alta, raggiungibile anche con l'Elevador Lacerda, un imponente ascensore realizzato che sale fino a 85 m, si trova il centro storico e la maggior parte delle testimonianze architettoniche e artistiche della sua storia. Il vero e proprio centro storico della città alta di Salvador è il Pelourinho, che raggruppa uno straordinario insieme di edifici coloniali del XVII e XVIII secolo. Al centro del quartiere si trova piazza Pelourinho, da cui si può raggiungere la Chiesa di Nossa Senhora do Rosario dos Pretos, l'unica chiesa che in passato gli schiavi potevano frequentare. Un altro luogo molto suggestivo della città è Praça da Sé dove si trova il Terreiro de Jesus, dove ogni domenica si tiene un mercatino artigianale con bei pizzi fatti a mano, oggetti in pelle e cuoio, dipinti e altri articoli, con le tre celebri chiese di Salvador: La grande Cattedrale, la Chiesa Domenicana e la Chiesa di San Pietro. Nelle vicinanze, a Praça Anchieta, si trova la Chiesa di San Francesco, con annesso monastero dall'affascinante cortile: è una delle chiese barocche più ricche al mondo ed ospita uno splendido San Pietro ligneo. Da visitare, nel centro della città, anche il Museo delle Arti Sacre: sicuramente uno dei preziosi dell'America Latina. Nella piazza centrale non ci si può perdere la casa di Jorge Amado, con il museo-biblioteca dello scrittore brasiliano più amato e celebrato.

La Ruta del Che, nel sud della Boliva sulle tracce di Che Guevara

Il 9 ottobre 1967 Ernesto Che Guevara fu ucciso a La Higuera, uno sperduto villaggio della striscia meridionale della Bolivia. Oggi esiste una strada, chiamata la Ruta del Che, che passa per i luoghi testimoni della sua morte e degli ultimi combattimenti dei guerriglieri. La Ruta del Che non è solo per chi vede in Che Guevara un'eroe positivo, ma anche per chi, di diverse opinioni storiche e politiche, vuole fare esperienza di una Bolivia che non si trova nei tradizionali circuiti turistici. Nel 1966 Che Guevara entrò in Bolivia e con un gruppo di 52 guerriglieri, stabilì le basi della guerriglia nella vallata del Rio Grande, nel Dipartimento di Santa Cruz, non lontano da Samaipata. La mattina dell'8 ottobre i guerriglieri furono accerchiati nella Quebrada del Churo e durante il combattimento Che Guevara fu ferito ad una gamba, catturato con un compagno e portato nella piccola scuola di La Higuera. Il giorno seguente fu ucciso per ordine dell'alto comando dell'esercito boliviano supportato dalla CIA. Il suo corpo fu trasportato in elicottero a Vallegrande e fu gettato in una fossa da dove nel 1997, grazie alle rivelazioni di un militare che aveva partecipato alle operazioni di cattura, i suoi resti furono riesumati e traslati a Cuba.
Di quei giorni si conservano solo qualche foto, i racconti degli anziani, la scuola dove Che Guevara fu ucciso, la lavanderia dell'ospedale dove fu esposto il suo corpo e la buca che per trent'anni è stata la tomba sua e degli altri guerriglieri. Quest'itinerario si snoda per circa 450 chilometri in aree poco abitate su strade e soprattutto su piste. Lasciata Samaipata, teatro di uno degli scontri vittoriosi di Che Guevara, e raggiunto dopo 68 chilometri Mataral, si devia per l'antica strada per Sucre che raggiunge dopo 53 chilometri Vallegrande. Qui si trova la lavanderia dell'Hospital Señor de Malta dove il cadavere di Che Guevara fu esposto, e, a poca distanza, nei pressi dell'aeroporto, vi sono le lapidi che indicano il punto in cui furono interrati i cadaveri di Che Guevara e di altri sei guerriglieri. Alla Casa Municipal de la Cultura sono invece conservati foto e documenti storici della guerriglia. Lasciata Vallegrande la strada sterrata sale in un paio d'ore a Pucará, tranquillo villaggio coloniale da dove una stretta pista in un'ora raggiunge La Higuera. Un paio di chilometri prima di entrare nel villaggio la scritta su di un sasso indica il sentiero che porta alla sottostante Quebrada del Churo, luogo dell'ultima battaglia e della cattura di Che Guevara. A La Higuera, c'è ancora la vecchia scuola dove Che Guevara fu ucciso, trasformata oggi in piccolo museo su di lui.

Viaggio tra le missioni gesuitiche vicino a Santa Cruz

La Bolivia deve il suo fascino alle numerose etnie indigene ancora esistenti, ai suoi paesaggi naturali mozzafiato, ma anche alla sua storia. Parte importante di questa storia furono anche, nel periodo coloniale, quei Gesuiti che, tra la fine del '600 e il '700, fondarono, nella savana pianeggiante a nord-est di Santa Cruz, le cosidette Reducciones, le loro missioni, secondo un modello ispirato al socialismo primitivo o religioso, e ricalcando l'organizzazione comunitaria tradizionale indigena, in un clima però di severa disciplina mista a paternalismo. Queste missioni rappresentano uno dei pochi tentativi di conciliazione pacifica tra cultura cristiano-europea e cultura indigena. La struttura delle antiche missioni è ancora ben riconoscibile nella pianta degli attuali villaggi: una grande piazza quadrata con la croce al centro fra quattro palme; su un lato la chiesa con il collegio e la casa dei Padri, gli edifici pubblici, il cimitero, gli orti e i laboratori; sugli altri lati i magazzini e le abitazioni indigene. Le missioni forse più interessanti da visitare sono San Javier, che è stata la prima missione gesuitica, fondata il 31 dicembre 1961, e quella di Concepción, la missione più grande. Le chiese, costruite da abili artigiani locali sotto la direzione dei Gesuiti, sono un esempio originale di fusione fra stile barocco centroeuropeo e creatività indigena. Tutte le Chiese delle missioni, San José, Santa Ana, San Miguel, San Rafael, Concepción e San Javier, dopo un lungo periodo d'abbandono sono state oggetto, dagli anni '70, di un lungo lavoro di restauro, e, dopo 300 anni dalla loro fondazione, adesso sono ancora luoghi vivi e aperti al culto, il cuore pulsante delle comunità chiquitane.

mercoledì 16 maggio 2007

Una crociera sull'"Orchestra", la più grande nave tutta italiana

Chi ama fare le vacanze in crociera non potrà perdersi la crociera sulla nave più grande di quelle sono considerate navi italiane al 100%, ossia progettate e costruite tutte in Italia. Si chiama Orchestra, è lunga quasi 300 metri e pesa circa 94.000 tonnellate. A bordo la nuova ammiraglia è in grado di ospitare 3.000 crocieristi in 1.275 cabine diverse, di cui l'80% con vista sul mare. Interni raffinati e originalità del design sono altri suoi due punti di forza. A bordo sono anche disponibili 22.000 mq di aree pubbliche, 7 poli spettacoli tematici e un teatro da 1200 posti, 2 piscine e 4 Jacuzzi, un casinò e uno schermo all’aperto di 28 mq, negozi di lusso e beauty & mind. A sottolineare l'italianità della nuova ammiraglia anche la scelta della colonna sonora della cerimonia d'inaugurazione, un concerto con i più noti brani da film di Ennio Morricone, e la scelta della madrina dell'evento: Sofia Loren, a cui è stato affidato il compito di tagliare il nastro che ha fatto rompere la tradizionale bottiglia di champagne contro la fiancata della nave.

martedì 15 maggio 2007

Incontro con i fenicotteri delle Lagunas Coloradas, a 4.000 metri

E' possibile trovare dei fenicotteri a più di 4.000 metri d'altitudine? Si, in Bolivia si. Più precisamente nella zona detta delle Lagunas Coloradas, le centinaia di lagune salmastre dai colori diversi a seconda dei minerali in esse disciolti a seguito delle colate dei vulcani circostanti. Questi stessi colori poi variano anche nell’arco della giornata con il mutare delle condizioni atmosferiche, passando dal rosso mattone al ruggine, dal blu cobalto al celeste e al turchese. V'è la Laguna Celeste, remota e bellissima, la Laguna Verde, nelle cui acque si riflette il perfetto cono tronco del Volcán Licáncabur, e la Laguna Colorada, dove appunto si possono incontrare i fenicotteri rosa bordati di nero che abitano questo altopiano. In Bolivia vengono anche chiamati fenicotteri di ghiaccio perché si dice che, date le bassissime temperature notturne, anche - 20°, possano con le loro zampe rimanere intrappolati nel ghiaccio. Oltre ai fenicotteri, qui si possono incontrare anche la viscaccia, la volpe andina, qualche raro ñandú o struzzo andino e branchi di timide vigogne. Il vento e il gelo disegnano paesaggi surreali, come quello dell’ampia vallata sabbiosa punteggiata da rocce, note non a caso come Rocas de Salvador Dalí, o il bizzarro Arbol de Piedra, un vero e proprio albero di pietra. A Sol de Mañana, a quasi 5.000 metri, fumarole, soffioni, pozze di fango ribollenti e un forte odore di zolfo creano un paesaggio infernale, che diviene ancor più spettacolare all’alba, quando la bassa temperatura rende l’emissione dei fumi più potente. Poco lontano vi sono pozze termali dove ci si può immergere nell’acqua piacevolmente calda.

A Potosì, per ricordare gli orrori della colonizzazione

Oltre alla capitale più alta del mondo, La Paz, la Bolivia ospita anche la città più alta del mondo. Si tratta di Potosì, posta a ben 4.070 metri di altezza, a ridosso del Cerro Rico, una montagna che ha fatto di questa zona una delle miniere più preziose del Nuovo Mondo ai tempi della conquista spagnola, dal momento che era letteralmente piena di argento. L'argento di Potosì finanziò la Corona di Spagna per quasi 3 secoli, ma purtroppo non arrecò alcun beneficio alle popolazioni indigene locali. Anzi le miniere di argento si trasformarono in una maledizione per gli indigeni, che morirono a milioni lì dentro, a causa degli incidenti e della silicosi polmonare. Nei tre secoli di dominio coloniale, dal 1545 al 1825, si calcola che nelle miniere di Potosì siano morti circa 8 milioni di persone. In quel periodo la città crebbe talmente da raggiungere i 200.000 abitanti trasformandosi in una delle città, a quel tempo, più popolose del mondo. Furono costruite più di 80 chiese oltre a numerosi palazzi signorili. Ma l’argento finì e tutto fu travolto nell’oblio e nella povertà che ne conseguì. Visitare Potosì significa fare un pellegrinaggio in uno dei tanti luoghi della memoria per ricordare gli errori e gli orrori del passato, e soprattutto, i milioni di indigeni mandati a morire per arricchire altre persone.

Camminando per le vie di La Paz

A La Paz, la capitale amministrativa della Bolivia, numerose sono le cose da vedere. Essa è la capitale più alta del mondo, a 3.650 metri d'altitudine. Il centro antico della città si trova a nord-est, vecchia zona coloniale delimitata dalla Piazza Murillo, dove si trova l'imponente cattedrale metropolitana, costruita nel 1835 e situata a fianco del palazzo presidenziale e del palazzo legislativo, dalla Piazza Perez Velasco e dall'Avenida 16 de Julio, più conosciuta come El Prado. Essa è un viale con grandi spazi verdi, in cui si possono incontrare alcuni monumenti piccoli ma importanti per la storia della Bolivia, come le statue dedicate a Bolivar e a Colombo. Andando verso nord, si trova la Chiesa di San Francisco, costruita nel 1549, con un portico di pietra lavorata in stile barocco. Percorrendo le strade adiacenti a questa Chiesa, soprattutto in calle Sagarnaga, si possono incontrare i mercati indigeni, una serie di mercatini artigianali dove si cammina tra un'infinità di bancarelle e negozietti che vendono di tutto: argenteria, monete antiche, tessuti, oggetti in legno, in pietra, in cuoio, indumenti in lana d'alpaca, lama, strumenti musicali fatti a mano. Mentre in calle Linares si possono trovare le bancarelle dell'affascinante Mercado de la hechicería, il mercato della stregoneria, una finestra sulla spiritualità e la medicina tradizionale aymara. Alla sera, ci si può spostare a sud-ovest della città dove si trovano le famose Peñas, locali dove si assiste a spettacoli musicali tipicamente boliviani. Alcune delle Peñas migliori sono Peña Naira, Peña Marka Tambo, La Casa del Corregidor e la Peña Los Escudos.

Piatti tipici della Bolivia

Una delle caratteristiche meno note, ma anche più apprezzate per chi la prova, della Bolivia, è la sua tradizione culinaria. In questa terra sono infatti nati il mais, la quinua e la patata, di cui nel Paese esistono addirittura 230 varietà differenti. Per gustare la vera cucina boliviana conviene non limitarsi ai ristoranti per turisti, ma cercare di strappare qualche pranzo nelle famiglie del posto. Ci sarà cosi modo di assaggiare delle vere e genuine salteñas, squisiti panzerotti caldi fatti di carne di res o di pollo, oppure qualcuna delle saporitissime zuppe cremose fatte d'arachide, mais, e formaggio sciolto. E poi, a seconda della zona del Paese che si sta visitando, sarà possibile assaggiare diversi cibi tipici del posto. A La Paz da assaggiare è sicuramente il marraqueta, un pane tradizionale simile a quello francese. Altri tipi di pane che si trovano sempre in questa città sono le sarnitas e la kauka. Sempre a a La Paz si può provare il fricase, un piatto condito con carne di maiale e mais, mentre per chi ama il pesce, si può assaggiare la trota del Lago Titicaca. Sucre invece è una città che si distingue per le sue salsicce e per il ckocko, un piatto piccante di pollo con vino e chicha (una bibita simile alla birra). A Santa Cruz si possono degustare le insalate con cuori di palma o un buon filetto accompagnato di riso, formaggio sciolto e fagioli neri, oppure le banane e la yucca fritta. Da non dimenticare i cuñapes (panzerotti di formaggio o di yucca). Per quanto riguarda la frutta, in Bolivia sono da assaggiare in particolar modo la chirimoya, un frutto di sapore molto delicato, e il tumbo, una frutta agrodolce. Per accompagnare i pasti, la birra del Paese è la Paceña, mentre per il dopocena si può provare il singani, una bevanda simile all'acquavite, che si può mescolare con pisco sour o succhi di frutta.

Sucre, la città dei tessuti e dell'argento

Sucre è la capitale costituzionale della Bolivia, è chiamata la "ciudád blanca" e si trova a 2.790 metri d'altitudine. È per lo più composta da edifici coloniali e presenta una disposizione urbanistica a griglia. La piazza principale è Plaza 25 de Mayo dove affacciano la Catedral e la Casa de la Libertad, dove il 6 agosto 1825 fu firmata la dichiarazione di indipendenza della Bolivia. La città deve la sua ricchezza soprattutto all'argento di Potosì, una località a 160 km da Sucre, ed è piena di edifici coloniali e musei ricchi di testimonianze sulla storia di questa città. Oltre all'argento, la risorsa più importante della zona è costituita dai tessuti di grande bellezza e qualità che sono espressione colorata e sopraffina della cultura e dell'artigianato indigeni. Il Museo Tessile ASUR (Antropólogos del Sur Andino) ospita infatti magnifici tessuti provenienti dai villaggi di jalq'a e tarubuco, nelle vicinanze di Sucre, dove le donne del posto hanno recuperato, e utilizzano ancora oggi, tecniche tradizionali nella lavorazione dei tessuti. Nei dintorni di Sucre è consigliabile una visita anche al giacimento paleontologico di Cal Orck'o, con una delle maggiori concentrazioni di impronte fossili di varie specie di dinosauri, e una escursione di uno o più giorni fra le comunità originarie tarabuco e jalq'a.

Tra gli Aymara della Bolivia

In Bolivia ci sono 36 gruppi etnici originari. Tra questi uno dei più grandi è quello degli Aymara, che sono circa 2 milioni (poco più del 20% dell'intera popolazione boliviana). In realtà gli Aymara non identificano un unico gruppo etnico vero e proprio, ma comprende l'insieme degli individui che, pur appartenendo a differenti sotto-gruppi etnici, hanno come lingua madre una lingua appartenente alla famiglia aymara. Gran parte degli Aymara vivono nella parte nord-occidentale del Paese, e sono riusciti lungo il corso dei secoli a conservare le proprie tradizioni e la propria cultura, mantenendo un profondo senso di appartenenza alla "comunidad", l'antico "ayllu", elemento fondante dell'organizzazione sociale andina. I centri aymara sono generalmente piccole realtà rurali. Tuttavia sono presenti anche grossi centri urbani con notevole presenza di questa popolazione. Il più importante di questi è la città di El Alto, spesso nominata come capitale del popolo Aymara. Gli Aymara credono in diverse divinità, tra cui Thunupa, le cui sembianze sono scolpite nella puerta del Sol di Tiahuanaco, che personifica vari agenti naturali, come il sole, il vento e la pioggia, e Pachamama, la Madre Terra, a cui vengono fatte numerose offerte ("ch'alla") di prodotti vegetali, tra cui anche foglie di coca, e animali, tra cui feto di lama. Forte nella tradizione religiosa degli Aymara anche il culto dei morti, che si concretizza nella costruzione di chullpa, delle tombe-templetti la cui grandezza è proporzionale all'importanza del defunto nella vita terrena. Una grande importanza nella cultura Aymara rivestono la danza e la musica. Nel XVI secolo, il missionario gesuita Ludovico Bertonio, nel suo vocabolario della lingua aymara, riportava ben 13 vocaboli distinti relativi al verbo ballare. Le danze tradizionali aymara si dividono in danze native e danze meticce. Le prime sono quelle che si riferiscono all'epoca pre-colombiana e sono praticate solamente dalla popolazione rurale. Alcune di esse sono: Sikuris, Pinkillus, Chaqallus, Lawa K'umus, Chuqilas, K'usillos. Le seconde sono quelle di origine successiva alla conquista spagnola e contengono elementi sia aymara che europei. Alcune di esse come la diablada, la tuntuna (o tundiqui) e la morenada.

Il sito archeologico di Tiahuanaco, culla di una grande civiltà preincaica

A 72 km da La Paz e a 3,825 metri di altitudine si trova uno dei siti archeologici più importanti di tutta la Bolivia: Tiahuanaco. E' il luogo dove sorse la civiltà preincaica del Tiahuanaco-Altopiano, che raggiunse l'apice del suo splendore nel periodo compreso tra il 300 e l'800 della nostra era, pur affondando le sue radici fin nella più remota preistoria (2000 a.C.). La raffinata civiltà di Tiahuanaco esercitò un’enorme influenza sull’evoluzione delle culture andine e su quella inca in particolare, grazie agli alti livelli raggiunti in campi diversi come la lavorazione della pietra e dei metalli, la produzione di ceramiche e tessuti, l’ingegneria agricola, stradale e idraulica, le conoscenze astronomiche e mediche e il culto solare, capace di unificare popolazioni diverse e lontane. Tiahuanaco è l'antico centro cerimoniale della civiltà preincaica, in cui ancora oggi la popolazione Aymara vi celebra il solstizio d'inverno e l'inizio del nuovo anno all'alba del 21 giugno. Oggi, nella distesa desertica spazzata dal vento gelido dell’altopiano, gigantesche statue di andesite rossa e grigia, mura costruite con massi megalitici e edifici spesso di difficile decifrazione sono testimoni dell’antica grandezza. La Porta del Sole è sicuramente il monumento più rappresentativo: ricavata da un unico blocco di andesite, pesa circa 10 tonnellate, è alta quasi tre metri e larga quasi quattro. Magnifica l’architrave dove è scolpito un enigmatico bassorilievo con una scena rituale fonte delle interpretazioni più svariate, forse un calendario, forse danze cerimoniali, probabilmente una scena d’adorazione di una divinità solare il cui archetipo è sicuramente il dio dei Bastoni, divinità panandina. Molto ancora, di questa grandiosa civiltà preincaica, rimane avvolto nel mistero, tutto da decifrare.

lunedì 14 maggio 2007

Tobacco Caye, corallo, sole e tanto romanticismo

Una delle isole più piccole del Belize è Tobacco Caye, che deve il suo nome ad alcuni puritani che si trasferirono sull'isola per dedicarsi alla coltivazione del tabacco. Nell'isola non si trovano le grandi strutture alberghiere e turistiche che magari si trovano su altre isole più grandi del Belize, ma solo capanne per turisti sulla spiaggia e un ristorante dove poter mangiare qualcosa. Le capanne si alternano une vicina all'altra, ma sono molto semplici, alcune addirittura senza pavimento. Una particolarità dell'isola è la vicinanza delle barriere coralline e di altri punti interessanti per chi fa immersione, cosa che permette di andare a nuoto dalla riva fino ai punti da cui osservare i fondali. L'isola è cosi piccola che la si gira in 10 minuti e per arrivarci bisogna fare mezz'ora di viaggio su una lancia a motore partendo da Dangriga. Il paesaggio fatto quasi solo esclusivamente di palme e spiaggia rende quest'isola uno dei posti più romantici del Belize, che raggiunge forse il suo culmine di romanticismo nell'oscurità della notte, quando si può ammirare il pulito cielo stellato del Belize.

L'azienda agricola ecologica di Dem Dats Doin

Vicino a San Pedro Columbia, un villaggio a circa 40 km a nord-ovest di Punta Gorda, sorge la fattoria di Dem Dats Doin, che è nota per la sua attenzione all'ambiente. Infatti questa azienda agricola utilizza cellule fotovoltaiche per la produzione di energia elettrica, gas metano per l'illuminazione, e fertilizzanti naturali. Nella fattoria si possono trovare anche alcuni alberi che producono i fiori da cui è estratto l'olio di Yling-Ylang, che è una delle essenze più usate in profumi esotici e molto costosi. Se si pernotta nel bed&breakfast della fattoria, si può godere del profumo di quest'essenza dato che le camere sono adornate con i petali gialli di questi fiori. Nella fattoria è anche possibile vedere il ciclo di distillazione con cui dai fiori viene ricavato l'olio, la maggior parte del quale viene poi esportato. I proprietari della fattoria organizzano anche, per chi lo volesse, dei soggiorni presso delle famiglie Maya residenti nelle vicinanze.

A difesa di uccelli migratori, giaguari e scimmie urlatrici

In Belize si trovano diverse riserve naturali dove si stanno difendendo alcune specie animali a rischio di estinzione. Una di queste riserve è la Cockscomb Basin Wildlife Sanctuary, forse la più famosa riserva naturale del Belize, dove vengono salvaguardati in particolar modo gli ultimi esemplari dei giaguari, che stanno fortemente rischiando la scomparsa dalla faccia della terra. Un'altra specie difesa in questo Paese è la scimmia urlatrice, di cui si possono incontrare diversi esemplari all'interno del Crooked Tree Sanctuary, al 33° miglio della Northern Highway. In questa riserva, situata a metà strada tra Belize City e Orange Walk Town, trovano rifugio anche centinaia di specie di coccodrilli e uccelli migratori, per la gioia degli appassionati di birdwatching, che possono ammirare queste specie soprattutto nella stagione compresa tra novembre e marzo. Altre due riserve naturali che meritano una visita sono il Guanacaste National Park e l'Hol Marine Reserve, mentre nel villaggio di Bermuda Landing, a circa 40 km da Belize City, è stato istituito, per la preservazione della scimmia urlatrice, il Santuario dei Babbuini (Community Baboon Sanctuary).

I siti Maya del Belize

In Belize sono numerosi i siti archeologici dove è possibile visitare resti della civiltà Maya. Rispetto a quelli che si possono trovare in Messico, i siti Maya del Belize spesso sono immersi in paesaggi naturali splendidi e abbastanza incontaminati. Tra i siti più importanti vi sono quello di Lamanai, che si raggiunge in barca lungo il New River, l'Altun Ha, a circa 55 km da Belize City, posto lungo la Old Northern Highway, Caracol, a 86 km da San Ignacio, completamente circondato dalla giungla. Poi v'è il sito di Chan Chich (che significa "uccellino"), molto frequentato dagli appassionati di ecoturismo, di canoa e di cavallo, dato che le rovine Maya di trovano in mezzo alla giungla. In direzione invece della frontiera con il Guatemala, dopo San Ignacio, si trova il sito di Xunantunich, raggiungibile in traghetto dalla località di San José Succotz. Il sito di Che Chem Ha è una grotta che veniva usata dai Maya come deposito di mais, ma anche per rituali cerimoniali, e si trova a circa mezz'ora di auto da San Ignacio. Altri due siti da visitare sono Lubaantun (che significa "le pietre cadute"), sulle pendici dei Monti Maya, e Nim Li Punit, a 40 km da Punta Gorda.

A Caye Caulker, una delle isole più belle del Belize

Tra le attrazioni più interessanti del Belize vi sono sicuramente le sue innumerevoli e bellissime isole chiamate "Cayes", sparse nelle acque azzurre del mar dei Caraibi. Una di queste è Caye Caulker, un'isola lunga solo pochi Km e larga circa 600 metri, tagliata in due dall'uragano Hattie, che si abbattè su di essa più di 50 anni fa. Per arrivare a Caye Caulker, a circa 24 km da Belize City, si può prendere un motoscafo che in circa 40 minuti porta sull'isola. Quando ci si avvicina all'isola si possono vedere le palme e i pontili di legno che si protendono dalla spiaggia per fornire gli ormeggi alle barche. Tutte le strade dell'isola sono sabbiose e non sono asfaltate, e la maggior parte delle persone si sposta nell'isola a piedi, oppure in mezzi simili alle macchinette che vengono usate nei campi da golf. Una caratteristica peculiare di quest'isola è la velocità con cui cambia il tempo, con veloci acquazzoni che poi rilasciano il posto allo splendido solo caraibico.


San Ignacio, la città dove è impossibile dormire

Se si è in Belize e si vuole trascorrere delle nottate scatenate di ballo e musica, allora conviene fare rotta su San Ignacio. Infatti gli abitanti di questa cittadina sono patiti della musica, suonano e ballano nelle ore notturne e le note strimpellanti delle loro orchestrine risuonano per tutta la notte. La via principale di San Ignacio è Burns Avenue, via molto trafficata piena di negozi, hotel, ristoranti e bar. Per divertirsi non occorre trovare un locale preciso, ma basta passeggiare nelle ore notturne per le vie della città. San Ignacio offre tuttavia anche delle mete interessanti da visitare di giorno, come il Cahal Pech, un sito archeologico Maya, ad appena 20 minuti dalla cittadina. Un'altra avventura affascinante da fare in zona è la discesa in canoa del Macal River, che divide San Ignacio da Santa Elena, che insieme formano la seconda area urbana più grande del Belize.

A Belmopan, la più piccola capitale del mondo

E' la più piccola capitale del mondo, quella del Belize. Si chiama Balmopan, ed ha poco più di 12.000 abitanti. Questa città sostituì nel 1961 la vecchia capitale, Belize City, che fu distrutta dall'uragano Hattie. Balmopan è un nome che deriva dalla contrazione delle prime 3 lettere iniziali del Belize con Mopan, fiume che scorre lì vicino. La zona dove sorge la capitale, nel retroterra del Paese, è stata scelta perché fuori dalla portata degli uragani che si abbattono sulla costa. Il centro della città è l'Independence Plaza, dove sorgono anche il Parlamento e l'ufficio del Primo ministro. Dalla piazza si dipartono poi delle pedonali che portano ai quartieri residenziali, all'ospedale, all'università e alle aree dove sorgono uffici e aziende. Vicino alla piazza centrale sorge la piazza del mercato, dove avviene la gran parte degli scambi commerciali dell'isola, dal commercio di frutti tropicali alle angurie dei Mennoniti, agli oggetti di bigiotteria e di gioielleria.

Tra i Mennoniti del Belize

Nei distretti di Corazal, Orange Walk e Cayo, nel Belize, vive la comunità dei Mennoniti, una delle chiese anabattiste nate in seno alla chiesa protestante. In Belize i Mennoniti giunsero dagli USA e dal Canada nel 1959, dopo aver stipulato un accordo con le autorità locali che garantisse loro l’esenzione dal servizio militare e dal versamento di alcuni contributi fiscali, oltre una larga autonomia nel campo dell’insegnamento e del credito, tramite l’istituzione di scuole e banche gestite eclusivamente da elementi della comunità. Essi tentarono cosi di costituire una società più in linea con il loro credo religioso. Oggi i Mennoniti sono titolari di numerose aziende agricole ma anche di caseifici e aziende avicole. Sono abili artigiani dalle cui mani escono mobili in legno massiccio assai richiesti nel Belize. Sebbene costituiscano una comunità chiusa al mondo esterno, sono rispettati da tutti per il loro alto profilo morale. I Mennoniti credono che l’uso di macchinari moderni, comprese le automobili, possa intaccare la loro fede, così quando si percorre la loro zona è facile vederli su calessi trainati da cavalli. Tra loro parlano ancora il dialetto originario nato nel XVI secolo e costituito da una mistura di tedesco e olandese. Quando ci si avventura nei loro villaggi si rimane sorpresi nel vedere uomini e donne indossare vestiti tradizionali che rimandano ad atmosfere di vecchi film da Far West.

In barca a Lamanai, il sito Maya abitato fin dal 1500 a.C.

Lamanai è un sito maya posto sulla riva occidentale della laguna New River. Grazie alla sua posizione isolata questo sito potè sopravvivere per 3.000 anni. Le ricerche sul luogo hanno accertato che i primi insediamenti di esseri umani risalgono al 1500 a.C., i primi resti dei loro suppellettili di ceramica sono del 500 a.C., e le prime strutture abitative risalgono al 100 a.C. Lamanai significa "città del coccodrillo sommerso", e deriva dalla presenza di una numerosa colonia di coccodrilli che popolavano le acque della laguna. Il sito archeologico è molto ricco, e oggi si stima che sia stato portato alla luce solo il 5% dei 700 edifici che si calcola siano ancora nascosti sotto il terreno della giungla. Lamanai sopravvisse sia al duro colpo che la civiltà Maya ebbe nel X secolo, sia alle prime invasioni degli spagnoli nel XVI secolo. Nel 1640 i Maya di Lamanai si rivoltarono contro gli spagnoli e distrussero le chiese cattoliche costruite durante i primi decenni dell'occupazione spagnola. Purtroppo non molto tempo dopo le epidemie decimarono gli abitanti e la città venne definitivamente abbandonata. Sebbene Lamanai sia accessibile tramite strada sterrata , è preferibile l'uso della barca. Il viaggio in barca è senz'altro più suggestivo e dà la possibilità di meglio ammirare la flora e la fauna circostanti. Una visita a Lamanai può essere organizzata tramite agenti locali o proprietari dei lodges. Su questo sito è possibile organizzarsi per un tour a Lamanai.

In bici lungo la Drava

Un percorso ciclabile molto interessante in Austria, e non lontano dall'Italia, è quello che costeggia il fiume Drava, che attraversa città e villaggi pittoreschi per arrivare alla regione della Carinzia, famosa per i suoi molteplici laghi. Questo itinerario può partire dall'Alta Pusteria, vicino al confine con l'Austria, e dirigersi verso San Candido, dove si può fare una visita alla bella chiesa romanica. Da lì si arriva a Prato alla Drava, da cui comincia la discesa che porta a Lienz e alla confluenza tra i fiumi Isel e Drava. Da Lienz si segue il tracciato di un'antica via commerciale romana e si arriva ad Oberdrauburg, città ricca di musei e di mulini. Continuando a pedalare in un paesaggio idilliaco si arriva a Millstättersee, dove è possibile fare il bagno, prima di riprendere a pedalare in direzione Seeboden. Si arriva a Spittal alla Drava per visitare Castel Porcia e il suo museo dedicato alla cultura popolare. Da lì si può proseguire verso Villach, la seconda città della Carinzia, dove è possibile visitare il museo micologico, il mondo delle marionette di Elli Riehls e gli scavi archeologici. Da lì si fa rotta verso la Carinzia settentrionale per festeggiare la fine del viaggio in uno dei suoi incantevoli laghetti.
Tutto il percorso è pianeggiante o leggermente in discesa e può durare circa una settimana facendo circa 50 km al giorno. Circa la metà delle strade sono asfaltate, il resto è costituito da stradine di campagna o strade secondarie poco trafficate. Ottimo tour anche per famiglie con bambini.

Salisburgo e il giro dei 10 laghi in bici

In Austria esistono tanti percorsi ciclabili, sia immersi nella natura sia legati a itinerari storico-culturali. Uno di questi è quello dei 10 laghi intorno a Salisburgo, che permette di inoltrarsi nella regione del Salzkammergut e del Turmer See. Chi si addentra in questa zona dell'Austria in bicicletta può gustare il fascino del dolce paesaggio delle prealpi salisburghezi, con le piccole vette che si ergono sullo sfondo di laghi trasparenti. Per effettuare questo percorso si può partire da Wolfgangsee, per pedalare verso Traunsee. Da lì si percorre la strada verso l'Attersee, che è uno dei laghi più popolari di tutto il Salzkammergut, dove è possibile fare il bagno e rilassarsi ammirando la varietà dei colori che si riflettono nelle sue acque. Pedalando lungo le sponde dei laghi Atter e Mond, si arriva a Salisburgo, dove è consigliabile fermarsi almeno un giorno per visitare la città. Da Salisburgo si arriva a Golling dove si può caricare la bici sul bus che porta fino a Gosau, dove ci si può rimettere in sella fino a Bad Goisern. Si attraversa quindi la regione di Hallstatt-Dachstein, dove è consigliabile fermarsi a vedere le grotte ghiacciate. Un breve viaggio in treno lungo il lago di Hallstatt riporta da Bad Aussee a Steeg/Gosau, da cui in bici si può raggiungere la cittadina imperiale di Bad Ischl, prima di tornare a Wolfgangsee. Tutto il giro, che si può compiere nel giro di una settimana pedalando per 50/60 km al giorno, non presenta particolari difficoltà.

Graz, città del cuore e della ragione

Graz è il capoluogo del Land della Stiria in Austria, ed è la seconda città austriaca per numero di abitanti, che sono poco meno di 300.000. Quasi un sesto di questi abitanti sono studenti in una delle 6 università presenti nella città. Graz si estende lungo il fiume Mur, e il suo centro storico è uno dei posti più romantici dell'Austria, oltre che essere il centro storico abitato più grande dell'Europa centrale. Passeggiando per il centro si incontrano monumenti architettonici di stile gotico, rinascimentale, barocco e neoclassico. L'attrazione forse più interessante del centro di Graz è la Torre dell'Orologio, un meccanismo realizzato da Michael Sylvester Funck nel 1712. Nella torre vi sono ancora 3 campane, di cui la più antica risale al 1382 ed è quella che scandisce ancora oggi le ore, una seconda, risalente al 1645, veniva utilizzata per dare l'allarme in caso di incendio nella città, e la terza viene detta la Campana dei poveri peccatori, è del 1450 e suonava durante le esecuzioni. Non lontano dalla torre, a fianco del viale che scende, fa la guardia il Steinerne Hund, il cane di pietra, la cui storia è legata a una leggenda che vuole che nel 1481 l'abbaiare di un cane abbia salvato dal rapimento la figlia dell'imperatore Kunigunde, da parte del re ungherese Matthias Corvinus, che aveva chiesto la sua mano invano.

Il Vorarlberg, per gli appassionati di architettura

E' considerata la regione dell'architettura. Il Vorarlberg, la regione più occidentale dell'Austria, è diventata negli ultimi anni protagonista sullo scenario dell'architettura europea, soprattutto quella di impronta bioecologica, in quanto ha visto la costruzione di numerosi edifici ad uso pubblico e privato considerevoli sia per il tipo di tecniche e materiali impiegati che per i risultati estetici. Già in epoca barocca la scuola degli architetti vorarlberghesi aveva saputo dimostrare la sua originalità, proseguita in seno alla rivoluzione industriale fino al '900. A partire dagli anni '80 si è formato un movimento divenuto famoso come Architetti del Vorarlberg, artefici di edifici molto originali spesso caratterizzati da strutture in legno e vetro che si inseriscono bene nel contesto paesaggistico che li circonda. Oltre a visitare gli edifici innovativi, nella regione v'è anche la possibilità di ammirare anche le maestose cime dell'Arlberg e della Silvretta, i boschi dello Pfaender, e le valli del Reno e del Bregenzerwald.

Il Loisium, il museo del vino a Langenlois

Presso la cittadina austriaca di Langenlois nella Bassa Austria, sorge il Loisium, un originale museo enologico ideato dall'architetto newyorkese Steven Holl. Il concetto di base del museo è quello di mostrare ai visitatori tutto il percorso che l'uva compie per essere trasformata in vino. Il visitatore si mette cosi all'ingresso nei panni di un acino d'uva che durante il percorso del museo entra in tutti le fasi della lavorazione necessaria che va dal mosto al vino, passando per la fermentazione e l'invecchiamento. Nel Centro per visitatori, Steven Holl traspone la struttura del mondo di cantine sotterranee presenti nella zona in un concetto architettonico. Holl parte dall’idea di un quadrato astratto di 25x25 metri, alto 13 metri, e lo fa ruotare di 5 gradi verso l’entrata delle cantine. Nasce così una scatola minimalista di cemento, dotata di pareti volutamente sottili (soli 25 cm di spessore) e di grandi campate che sfidano i principi della statica e della tecnica delle costruzioni. Vera e propria proiezione orizzontale delle cantine sottostanti, la scatola è percorsa da brecce e aperture, ed è rivestita all’esterno con una sottile pelle d’alluminio e con dei pannelli di sughero all’interno. Superato un bacino d’acqua, si prosegue per un breve tratto attraverso un vigneto, raggiungendo infine con un ascensore una suggestiva scenografia sotterranea: un labirinto di 800 metri in cui si perde l’orientamento. Grazie a questo lavoro di Holl il Grüner Veltliner (un vino locale dal gusto simile allo Chardonnay, ma più sensibile e diversificato) è nel frattempo diventato un vino di culto a Manhattan. Sul sito del museo si possono trovare le informazioni pratiche utili per visitarlo.

sabato 12 maggio 2007

In mongolfiera sulle Alpi di Kitzbühel

Il paesaggio alpino austriaco intorno a Kitzbühel è noto agli appassionati di sci che hanno avuto la fortuna di sciare sulle belle piste del suo comprensorio. Ma vi è un altro modo per ammirare le cime di quella fantastica area alpina: in mongolfiera. Vi è infatti un'associazione, la Ballooningtyrol, che organizza voli in mongolfiera sulle Kitzbüheler Alpen, in tutte le stagioni dell'anno. Con la mongolfiera ci si innalza fino ad ottenere una vista panoramica delle imponenti montagne che fanno da cornice alla regione. Un’esperienza indimenticabile e immagini che rimangono impresse a lungo.
Con buone condizioni atmosferiche, la mongolfiera può volare lentamente e a bassa quota sul fondo valle e, come in una gigantesca proiezione cinematografica, si può ammirare uno spettacolo affascinante fatto di forme e colori che mutano in continuazione presentando tutte le loro più inaspettate modulazioni. La sicurezza e la tranquillità del volo nulla toglie al sapore dell’avventura tradizionalmente associato alla mongolfiera che, non va dimenticato, è l’unico aeromobile assolutamente privo di strumenti direzionali.

venerdì 11 maggio 2007

Le miniere di sale di Hallstatt e lo scivolo di legno più lungo d'Europa

Ad Hallstatt si trova una delle miniere di sale più antiche del mondo, dove si estrae sale addirittura da 7.000 anni. La località è ricca di attrazioni legate alla storia di questa miniera. Innanzitutto molto affascinante è il lago salino sotterraneo, un lago che ha una superficie di 1,4 km quadrati e si trova nella caverna di Hornerwerk. Sulle rocce della caverna numerosi disegni che rappresentano la storia del cosidetto Uomo nel sale e le origini e gli sviluppi della ricerca di sale nella regione. Un'altra attrazione da provare alle Salzwelten Hallstatt è lo scivolo di legno più lungo d'Europa, di 64 metri. Della discesa mozzafiato rimane la foto che viene scattata a ciascuno e il rilevamento della velocità raggiunta tramite radar. Lo scivolo ricorda quelli che i minatori usavano per muoversi da un livello di galleria a quello inferiore. Da visitare anche la camera dei cristalli di sale, dove sono custoditi appunto 7 cristalli di sale traslucenti, che si osservano ascoltando il fruscio del mare primordiale che ricorda che tutto il sale di Hallstatt originalmente viene dal mare. Chi è interessato a raggiungere Hallstatt, cliccando qui può trovare le informazioni sulla strada da fare per arrivarci.

giovedì 10 maggio 2007

A degustare il vino della Barossa

In Australia c'è anche una celebre regione vinicola che si chiama Barossa e che si trova a un'ora di auto a nord-est di Adelaide. Ma per raggiungere la regione si possono prendere anche i numerosi autobus pubblici e pulmann privati che effettuano il tragitto da Adelaide a Barossa. Due mezzi invece più suggestivi sono il Treno del Vino della Barossa, attivo solo il martedi, il giovedi, il sabato e la domencia, con cui si può fare un tour in giornata, fatto di degustazioni gastronomiche ed enologiche, e la mongolfiera, con cui si può effettuare un giro panoramico sopra i vigneti.
Intorno al vino ruotano anche tutte le principali attrazioni della regione. Vi sono innanzitutto 50 cantine dove degustare i prodotti della zona, che rappresentano una produzione che va dalle grandi proprietà commerciali alle piccole produzioni particolari. Alcuni nomi dei produttori locali sono Orlando Wines, Penfold’s, Yalumba, Peter Lehmann e Wolf Blass. Forse il vino più tipico della regione è lo Shiraz. Il Centro di Conoscenza dei Vini della Barossa per Visitatori, a Tanunda, pubblicizza il passaggio dal vigneto al vino ed esplora la storia e la cultura della Barossa per mezzo dell’uso di schermi interattivi. Forse il periodo migliore per visitare la Barossa è Pasqua, quando, ad anni alterni, si celebra il Festival della Vendemmia nella Barossa.

mercoledì 9 maggio 2007

Camminare a Ningaloo Reef tra gli squali balena

Di posti splendidi lungo la costa australiana ce ne sono tanti. Uno di questi è Ningaloo Reef, una barriera corallina vicina a North West Cape, che ha la particolarità di essere quella più vicina alla terraferma australiana. Infatti dalle spiagge che si trovano nel cuore del Parco Marino di Ningaloo è possibile percorrere la secca che porta alla barriera, camminando a piedi sul fondale di spiaggia bianca in una paesaggio meraviglioso. Se qualcuno ha la fortuna di visitare Ningaloo Reef nella stagione primaverile, da marzo a giugno, può anche trovarsi a camminare vicino al pesce più grande del mondo, lo squalo balena, che visita regolarmente queste acque proprio in quel periodo. Al di là del nome temibile, questo pesce non è pericoloso, in quanto si nutre di plancton e non attacca gli esseri umani, ma è veramente spettacolare per le sue dimensioni che possono arrivare a 12 metri di lunghezza e 11 tonnellate di peso. La zona di Ningaloo Reef è anche raggiungibile in battello da Exmouth e Coral Bay.

martedì 8 maggio 2007

Le statue su Lake Ballard, il lago salato di Menzies

Menzies è una sorta di cittadina fantasma dell'Australia occidentale, a nord di Kalgoorlie, che era nata in seguito alla corsa all'oro alla fine del XIX secolo. E a 55 km a ovest di Menzies si trova Lake Ballard, un lago salato, sopra il quale lo scultore Antony Gormley realizzò 51 sculture, in occasione del 50° anniversario del Perth International Arts Festival. Quando egli arrivò in quel territorio con in mente quel suo progetto bizzarro, innanzitutto chiese il permesso alla popolazione aborigena locale per l'utilizzo dei 10 km quadrati del lago. Poi incontrò i cittadini di Menzies, tra cui visse 6 mesi, e "scannerizzò" 51 di loro. Ridusse le dimensioni delle immagini digitali che ne erano derivate di due terzi, e costruì degli stampi con quelle forme con cui poi realizzò delle sculture di acciaio. Le statue poste sulla superficie bianca abbagliante del lago salto producono un effetto particolare che rende questo lago un centro di sicuro interesse per i turisti che non temono di uscire dalle piste un po' più battute.