martedì 30 marzo 2010

Il monte Elbrus, la cima più alta della Russia

Si chiama Elbrus ed è la vetta più alta della Russia e di tutta la catena del Caucaso. Di tutte le cime di questa catena l'Elbrus si trova circa in mezzo, al confine con la Georgia, a poco più di 60 km dalla città di Kislovodsk. Nell'antichità questo monte era chiamato Strobilus e secondo antiche credenze mitologiche era il luogo dove era stato incatenato Prometeo. Il nome attuale del monte Elbrus, invece, sembra significhi "picchi gemelli", dato che la cima può considerarsi costituita in realtà da due differenti picchi, che sono quasi uguali in altezza: la cima orientale infatti raggiunge i 5.621 metri, mentre quella occidentale arriva a 5.642 metri. Il monte Elbrus è un vulcano spento la cui ultima eruzione risale a circa 2.000 anni fa. I suoi pendii sono ricoperti di ghiacciai, e su questi ghiacciai si sono succedute le cordate che andavano alla conquista della vetta. La prima scalata della cima occidentale avvenne nel 1874, mentre quella della cima orientale avvenne nel 1829. Per iniziare ad ammirare la maestosità di questa montagna è possibile guardare queste immagini, oppure alcuni di questi video.

lunedì 22 marzo 2010

I Twa, abitanti originari del Ruanda

Attualmente sono una strettissima minoranza della popolazione ruandese, ma i Twa sembra che siano stati i primi a popolare la terra che va oggi sotto il nome di Ruanda. I Twa, che si dice siano intorno all'1% della popolazione ruandese, sono chiamati anche Abatwa o Batwa, e vengono definiti pigmei. Oltre che in Ruanda, alcuni Twa sono insediati oggi anche in Burundi, nella Repubblica Democratica del Congo e in Uganda. Essi originariamente, quando erano soli in questo pezzo d'Africa, vivevano di caccia e di raccolta ed erano prevalentemente nomadi. Successivamente, ogni volta che arrivavano altri popoli in quella terra d'Africa, essi venivano segregati ed emarginati. Capitò con gli agricoltori Hutu nel corso del I millennio d.C., capitò con gli allevatori Tutsi intorno al XIII-XIV secolo, e capitò con i colonizzatori europei a partire dal XIX secolo d.C. A causare questo loro triste destino furono sia fattori ambientali sia fattori culturali. Infatti da una parte la progressiva colonizzazione di altri popoli andò a modificare profondamente l'ecosistema di quella zona d'Africa, eliminando parti significative di foresta tropicale, e quindi togliendo ai Twa il loro habitat naturale, trasformato di volta in volta in terra coltivabile, in pascoli o in culture intensive e, più recentemente, in riserve protette per la caccia, le esercitazioni militari e lo sfruttamento turistico; dall'altra spesso essi furono considerati dai colonizzatori come un popolo inferiore da sottomettere, come è successo del resto in tante altre storie di colonizzazione in giro per il mondo. I Twa parlano la stessa lingua degli Hutu e dei Tutsi, il Kinyarwanda. Oggi i Twa fanno fatica a vivere di caccia e raccolta, proprio perché progressivamente sono stati tolti loro tutti i territori in cui potevano condurre tranquillamente questo tipo di vita. L'ultimo caso di questo fenomeno è stato quello degli Impunyu, un gruppo Twa che fino a pochi anni fa ha vissuto nelle foreste del nord del Ruanda, dedicandosi alla caccia, alla raccolta e alla coltivazione di qualche piccolo campo. Ma nei primi anni '80 anche loro furono costretti a lasciare la loro terra in quanto parte delle foreste in cui vivevano furono disboscate per un progetto della Banca Mondiale per lasciare il posto a pascoli e piantagioni di tè. Non prevedendo questo progetto alcun piano di reinserimento degli Impunyu, la maggior parte di essi furono costretti all'accattonaggio. Molti Twa oggi vivono producendo e vendendo prodotti di ceramica, ma la crescente importazione di contenitori di plastica sta insediando anche questa loro attività. Ad essi allora spesso non rimane che lavorare alle dipendenze delle altre comunità del Ruanda. Il loro stato di segregazione oggi in Ruanda è dimostrato dal fatto che essi non possono usare le fontane pubbliche, che molti di loro vengono ancora oggi uccisi quando cercano di acquistare un po' di terra, o arrestati perché spesso non sono in grado di pagare le tasse; i figli di quei Twa che non possono permettersi di pagare la tassa matrimoniale non hanno documenti personali perché non vengono ufficialmente riconosciuti; nei campi profughi ruandesi spesso i Twa sono discrimati, e se nel campo c'è poca acqua o poco cibo, allora per un Twa è molto più difficile sopravvivere che per un ruandese di un'altra etnia; e siccome tanti Twa non hanno i documenti, espatriare o rimpatriare è per loro molto più difficile che per gli altri ruandesi. Tra il 1991 ed il 1992 un gruppo di Twa ha fondato due organizzazioni per la difesa dei proprio popolo: l'APB (Association pour la Promotion des Batwa) e l'ADBR (Association pour le Développement Globale des Batwa de Rwanda). L'APB ha portato avanti un programma di formazione per sarti e falegnami, un'associazione femminile ed una compagnia di musica e danza, arte, quest'ultima, in cui i Twa sono molto abili. A questa pagina si possono vedere alcuni video in cui i Twa ballano e cantano.

lunedì 15 marzo 2010

Lungo la costa settentrionale della Scozia, alla fine della terra ferma

Nel nord estremo della Scozia vi è un tratto di costa che segna la fine della terra ferma prima delle grandi distesse di acqua dell'Oceano Atlantico e del Mare del Nord. E' un paesaggio che offre sensazioni e panorami mozzafiato e selvaggi, un paesaggio "ai limiti". E' la striscia terminale delle Highland scozzesi, le regioni montuose del nord della Scozia. Lungo questa striscia si susseguono il punto più a nord-ovest della Scozia, Cape Wrath, quello più a Nord, Dunnet Heat, e quello più a nord-est, Duncansby Head. A Cape Wrath sorge un faro, costruito nel 1827 e alto 120 metri, che domina le scogliere che si buttano sull'Oceano Atlantico. Ad est del faro si possono notare le scogliere più alte di tutta la Gran Bretagna, le Clo Mor Cliffs, che hanno un salto di 281 metri sul mare. Lì si può godere un panorama mozzafiato e un'atmosfera suggestiva, circondati dal volo e dai versi degli uccelli marini che popolano questa zona. Da Cape Wrath si può percorrere una stretta strada che, tra falesie, baie, promontori raramente abitati e incontri con le “highlands cattle”, le rosse mucche muschiate dalle lunghe corna, tipiche della Scozia Settentrionale, conduce sino a Dunnet Head. Il faro del 1832, il fiordo di Pentland e le scogliere lungo la costa disegnano un paesaggio suggestivo e unico. Da qui si può poi proseguire fino a Duncasby Head, il promontorio con faro affiancato da 2 spettacolari faraglioni conici e alla cui base sorge il paesino di John o'Groats, dove si può trovare l'ultima casa britannica, "the last house", che segna quasi il confine tra terra ferma e mare. Da questo promontorio si possono ammirare anche l'arco di roccia chiamato "Thirle Door" e il faraglione di Duncansby, entrambi di un fascino unico. Per chi volesse inziare a pre-gustare il fascino di questi posti guardando delle immagini, si consiglia la visione delle pagine di questo sito, in inglese.

lunedì 8 marzo 2010

Al Wajbah Fort, la fortezza più antica del Qatar

In Qatar vi sono molte fortezze, costruite nei due secoli precedenti il nostro. Tra queste, la fortezza più antica sembra essere l'Al Wajbah Fort, costruito alla fine del XIX secolo. Wajbah significa pasto, una parola abbastanza particolare per un luogo militare come questo. La fortezza giace nel quartiere di Rayyan, nella zona sud-occidentale della capitale del Qatar Doha. Questo luogo è abbastanza famoso in Qatar perché fu, nel 1893, il campo di battaglia dove il popolo del Qatar, guidato dal Sheikh Jassim Bin Mohammad Al Thani, sconfisse gli Ottomani. Si tratta di uno degli eventi più importanti della storia del Qatar, che figura tra i momenti fondativi di questo paese. La fortezza è costituita da mura molto robuste con delle torri a ogni angolo, e con feritorie per l'utilizzo delle armi con cui il forte veniva difeso. Sotto la fortezza si raccoglie l'acqua piovana che dà vita a una delle poche oasi che si possono trovare nella zona. Per iniziare a farsi un'idea dell'Al Wajbah Fort, queste sono alcune immagini.

lunedì 1 marzo 2010

Le Highlands della Papua Nuova Guinea

Le Highlands sono una delle zone più suggestive della Papua Nuova Guinea. Dal punto di vista del paesaggio, particolarmente interessanti sono la montagna più alta di tutto il paese, il Wilhelm, che raggiunge i 4.500 metri di altezza, e dalla cui cima si possono ammirare panorami mozzafiato, e il lago Kutubu, che giace in mezzo ad un paesaggio molto pittoresco. Anche il Gahavisuka Provincial Park offre, con i suoi sentieri e la sua flora esotica, un paesaggio molto suggestivo e tutto da scoprire. Ma le Highlands sono anche una delle zone della Papua Nuova Guinea che ospita le popolazioni autoctone più primitive e meno toccate dallo sviluppo industriale e urbanistico, che invece ha toccato altre zone del paese. Basti pensare solo a quello che successe il secolo scorso, negli anni '30, quando alcuni minatori delle miniere d'oro presenti in queste aree scoprirono migliaia e migliaia di persone del posto che vivevano ancora in modo primitivo. Queste persone vivono prevalentemente di agricoltura, e molti di loro sono vestiti ancora con i colorati vestiti tradizionali delle loro etnie. I più anziani, all'interno di queste comunità, si riconoscono per le piume che portano sul capo. Questi popoli sono organizzati in villaggi che mantengono ancora un'organizzazione e uno stile di vita antiche, e le famose feste sing-sings vedono un'esplosione di danze e di percussioni che dura fino a notte fonda. Di questa popolazione autoctona delle Highlands si possono trovare anche parecchi prodotti di artigianato tipici, tra cui archi e frecce riccamente decorati, conchiglie, vimini e prodotti di lana grezza.